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Il museo del sale di Nubia, posto lungo l’itinerario della Via del Sale, si trova dentro un’antica fattoria-fortezza del Seicento che era adibita alla molitura del sale. Conserva al suo interno gli antichi strumenti di lavoro dei salinari e moltissime foto e schede che testimoniano i processi di lavorazione di allora. Tra le mura di pietra, il pavimento in cotto e le pitture che ornano i portoni dell’edificio, ci si può immergere in un’atmosfera unica che fa rivivere ai visitatori antiche tradizioni ormai adattatesi alle nuove tecnologie, ma che non hanno mai perso il loro fascino. Sulle pale dei mulini si applicano le vele; il vento fa girare le ruote che trasferiscono l’acqua da una vasca all’altra, oppure macinano il sale tra le mole di pietra. Le vasche sfruttano l’acqua, ricca di sale, che, per evaporazione, nei mesi più caldi, lascia i cristalli bianchi sul terreno. Da giugno a settembre, i raccoglitori accumulano il sale in mucchi che vengono poi ricoperti da tegole per impedire che la pioggia riaggreghi i cristalli. Si ottiene così un sale prodotto secondo metodi artigianali che risalgono ai Fenici, asciugato al sole (senza essere lavato ed essiccato), che mantiene tutte le sue caratteristiche ed è particolarmente ricco di iodio, di fluoro, di potassio, di magnesio. Il sale concorre alla realizzazione di moltissime specialità tipiche. Ad esempio viene utilizzato nella salatura dei prodotti della bottarga di tonno rosso, tipica dell’isola di Favignana. Secondo l’esperienza dei preparatori delle uova o delle altre parti del tonno, l’utilizzo del sale marino dà migliori risultati in termini di conservazione e profumo del prodotto ottenuto (bottarga, cuore di tonno, lattume, etc.).